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Immagine del redattoreMonica Pasero

Le Parole Empatiche, Mariangela Cutrone. Poetica Edizioni



 

Le parole empatiche sono ponti tra noi e gli altri,

sono una mano tesa!

 



Ci si interroga spesso sul potere delle parole, alcuni pensano siano solo un mezzo di comunicazione e nulla più. Altri, come me, credono che le parole vadano usate e dosate nel modo giusto, e diffuse per un unico scopo: donare qualcosa…


Le parole empatiche, in questa raccolta, sono doni.

Mi sento di definirli ponti tra due realtà sconosciute, per cui inedite, i pensieri della scrittrice e le riflessioni che avvertirà il lettore nel leggerli, che uniranno il loro personale sentire.

L’autrice tende, tramite i suoi versi, una mano verso l’altro… L’empatia in fondo insegna l’importanza d’immedesimarsi nell’altro e condividere “insieme” il proprio dolore e la propria gioia.

In queste liriche l’autrice ripercorre i suoi stati d’animo, ma che sono anche i nostri. Ci regala versi e riflessioni sull’ importanza di vivere il “qui” e “ora”.

Il sapersi distinguere dalla massa.

L’amarci nella nostra imperfezione, ritrovare il “fanciullino” che è in noi e renderlo protagonista dei nostri giorni, senza omologarci per forza alle mode, alla società che spesso ci vuole tutti uguali e senza anima.

Liriche introspettive che conducono il lettore a rispecchiarsi nelle parole dell’autrice che con dolcezza ci accompagna a riflettere su quanto sia importante vivere e non sopravvivere!

Vivere il nostro intimo mondo, la nostra complessità; saper carpire il bello guardandolo e filtrandolo attraverso il nostro animo puro e bambino, tralasciando tutte quelle regole collettive che spesso cancellano la nostra unicità e ci rendono schiavi di un vivere che non ci appartiene, non ci rende felici. Ed è la nostra unicità che ci libera, il nostro immaginario che ci trasporta e apre all’ inedito.

In questa raccolta ritroviamo la parola “Inedito” per ben 24 volte. L’autrice la ripropone spesso e mi sono chiesta il perché? Leggendone l’etimologia: “Inedito dal latino inedĭtus che deriva da in- cioè “non” e da edĕre ossia “dare fuori, pubblicare”; significa quindi “non pubblicato”, “non conosciuto”.

Nel nostro caso, nei versi di Mariangela, l’inedito dovrebbe essere inteso come qualcosa ancor non successo, non conosciuto… per cui traspare nelle sue liriche questa curiosità, questa speranza di vivere nuove emozioni.

Una fame di vita, di esperienze!

Il pensare che il domani possa aprirci a nuovi stimoli, emozioni, che nulla è mai davvero finito, ma deve appunto incominciare, ricominciare, è un buon sprone per non arrenderci mai.

L’inedito lo rivela anche “nell’ altro” inteso come la parte sconosciuta in noi; quella parte spirituale che avvertiamo sottopelle, ma spesso non sappiamo definire.

Quella certezza di essere oltre ciò che appariamo: essere “altro”. Una connessione tra il qui e ora e quella consapevolezza che vive soprattutto negli esseri più sensibili: il sapere di appartenere a qualcosa di più grande di questo mondo…  

Mariangela ci conduce nel suo mondo in cui ritroveremo molte parti del nostro, e forse leggendola ci troveremo tutti con una grande e sana fame di Inedito! Quella voglia di scoperta. Quella voglia di vita! Di crederci sempre che, nonostante i giorni bui, la vita vada sempre amata e proseguita perché l’inedito potrebbe essere dietro alla porta l’indomani… e nulla è più appagante di questo: l’attesa di un giorno di sole che sciolga tutto il dolore in un suo solo caldo raggio.

 

Lettura consigliata.

Monica Pasero

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