Ogni uomo ha un sogno,
un demone e una via di fuga.
Monica Pasero
Ultimando l’opera, resto in silenzio, questa lettura scuote le profondità del mio animo.
Di primo istinto potrei definirla il dramma di un uomo sedotto e abbandonato dalla vita stessa, dalle sue aspirazioni, dal suo profondo amore per la musica, soggiogato in parte da essa, tanto da non distinguere ciò che davvero lo avrebbe reso felice. Si sa l’arte è sacrificio e spesso spinge ad abbandonar i propri desideri terreni in nome di un compito più alto, quasi una missione …
L’arte, però, può anche divenire un rifugio dove poter “non vivere realmente”, ma idealizzare un mondo a propria immagine e somiglianza; proteggersi da una realtà fatta di emozioni incontrollabili, spesso distruttive per sensibilità forti, impreparate alle ferite che la vita riserba. Si fugge così in un mondo immaginario, fatto di sonorità che conducono a lidi lontani dove nulla più ferisce, ma tutto è bellezza, amore e libertà.
La narrazione parte con un viaggio, o meglio una fuga, in treno; qui il protagonista, Anton, percorrerà le sue memorie.
La sua infanzia segnata dai primi timori: l’abbandono, la delusione che lo portano a temere la vita e il suo mutamento repentino.
L’adolescenza in cui il giovane artista s’affaccia alla vita tra la gioia dei consensi per il suo grande talento musicale, e la disperazione per quell’ amore non corrisposto che tanto segnerà ogni sua scelta futura.
La delusione per tale mancanza lo condurrà ad affidarsi totalmente alla Musica, solo e unico scopo della sua vita, sottopelle arderà in lui la brama dell’immortalità, il desiderio di far parte di quei Grandi Musicisti che lasciarono al mondo musiche immortali, meritandosi così il ricordo eterno che in quegli spartiti, musicati in epoche lontane, ancor oggi vive…
Quella sonata che va ben oltre ad un’egregia esecuzione, ma sconfina nell’ animo umano, destandolo dal torpore, portandolo a quel risveglio, “dove parola non giunge”, che tanto brama chi compone.
Tra la musicalità l’anima danza, suggerisce ciò che la mente nega e il cuor attende! Ed ecco qui la grande ambizione degli Immortali: arrivar dove nessun può tanto! E lui, Anton, giovane uomo eletto a tale compito, tenterà tale aspirazione, ma si sa nessun vero musicista è immune al suo travagliato animo: solo il dolore più forte o l’ardore più bramato può portarlo a comporre “chiavi d’apertura” per anime dormienti.
L’opera è davvero complessa sia per le tematiche toccate e perché siamo di fronte ad una prosa ricercata, ricca di descrizioni; l’autore non elude nulla al suo pensiero, dona tutto alla carta.
L’abbandono, il timore di tale eventualità, è il primo demone che accompagnerà il protagonista durante tutto il suo viaggio terreno; la paura di non essere amato, rifiutato, lo porteranno spesso a fuggir da possibili felicità, facendolo cadere sempre più in quella crepa, ove si nasconde da sempre, fatta di pensieri, paure e sogni inespressi.
Le figure che si susseguiranno nel suo cammino avranno una parte importante per la sua evoluzione: dal disamore di un padre che non crede in lui, alla vicinanza della madre che lo sprona nel suo intento, alla scoperta dell’amore e quanto esso possa esser crudele, e poi a Helene, il personaggio da me più amato, la donna raffigura non solo quel desiderio di amore che giunge al termine del viaggio, quando la sfioritura è prossima; ma anche la trasgressione che spesso si cela negli animi giovanili come in quello di Anton, ella saprà toccar le corde giuste del suo animo irrequieto e spingerlo verso la sua Ascesa…
Di quest’ opera ci sarebbe da scrivere un libro nel libro; le argomentazioni sono tante! È un viaggio nelle profonde paure di ognuno di noi: possiamo ritrovarci nella figura di Ralli: giovane scrittore rivoluzionario, esaltato dai suoi ideali di eguaglianza e libertà, ma timoroso del suo possibile insuccesso.
Nella figura di Roberto: medico e amico d’infanzia di Anton, che metterà a tacere il suo orgoglio, per timore di perdere la sua amata. Nella figura della giovane Maddalena che per timore di una vita disagiata, rinuncerà alla sua vera vocazione… e non per ultimo nel protagonista, Anton, che per paura dell’abbandono, abbandonerà lui stesso e il tempo terreno per la sacralità dei suoi intenti: la sua Ascesa al regno degli immortali.
Un libro da leggere con cura, una scrittura d’altri tempi, una prosa arricchita di sapienti e utili riflessioni che fanno di questo libro un vero portatore di saggezza.
Comments