Ci sono strade che cambiano il nostro destino,
ma nulla possono contro il fuoco sacro dei Poeti.
Monica Pasero
Baudelaire diceva “Non disprezzate la sensibilità di nessuno. La sensibilità è il genio di ciascuno di noi.” E con questa frase presento l’ospite di oggi, a cui non manca né umanità, né sensibilità.
Figlio fiero d’operai, cresce sereno. L’amore per la poesia arriva presto in lui tanto che lo spinge ad appassionarsi ai grandi autori del calibro di Baudelaire, Rimbaud, Keats, Byron.
Seppur attratto dal mondo letterario deve fare i conti con la realtà e “I numeri purtroppo hanno preso il sopravvento sulle parole. Per lo meno dal punto di vista lavorativo”
Dopo gli studi in economia e giurisprudenza approda inaspettatamente alla consulenza aziendale dove si fa strada lavorando per un colosso della Consulenza aziendale internazionale.
Attivo nel campo dei diritti umani per circa un decennio, corona con un’indimenticabile e un po’ bohemien esperienza professionale a Kinshasa, in Africa per una nota ONG.
Ma non dimentica il suo grande amore: la Poesia, che continua a coltivare nei momenti liberi tra lavoro e famiglia. In questi ultimi anni si mette in gioco realizzando un quaderno Poetico per la Robin Edizioni e in questi giorni è uscita la sua prima raccolta poetica DiStanze edita da Progetto Cultura Edizioni
Innanzitutto ti ringrazio di essere qui e parto subito col chiederti: cosa avverti quando componi cosa ti dà leggere o scrivere Poesia?
Grazie a te. La Poesia è stata un grande amore sin da giovane. Considero la poesia l’arte di corteggiare, amare, sedurre ed essere sedotto dalla “Parola”. Amo le parole. Ogni sensazione, ogni immagine che mi colpisce è come se avesse per me il diritto di essere descritta dalla parola esatta. Scrivere spesso è un’ urgenza. È l’urgenza di tradurre ciò che osservo. Forse per comprendere meglio la realtà.
Tra pochi giorni uscirà per la Robin Edizioni il "Quaderno di Poesia" nel quale vi saranno 10 tue poesie. Raccontaci di più.
Da qualche tempo sento quella che posso definire come una specie di urgenza, di necessità di condividere i miei versi. Una certa critica costruttiva mi ha spinto a rispolverare la mia ricerca poetica. È un esercizio continuo e appassionante. In antologia per la Robin Edizioni vi saranno una decina di mie poesie tra le più recenti.
È prevista l’uscita di una tua fiaba che verrà pubblicata in Antologia nel volume "La botteguccia delle favole" GD Edizioni. Che rapporto hai con il mondo fiabesco?
Pur considerandomi, forse indegnamente, un fabbricatore di versi, la letteratura di genere mi ha sempre affascinato. Ho scritto altri racconti brevi in passato ma forse il mio recente status di papà mi ha aperto un mondo: quello delle fiabe e delle filastrocche che trovo particolarmente stimolante. Adoro Rodari e lo leggo molto ai miei figli. Ho provato a cimentarmi In fondo anche nella mia fiaba/racconto in sottofondo vi è la mia poesia. Diciamo una prosa poetica.
Ti sei occupato anche di diritti umani, con un’esperienza professionale a Kinshasa, in Africa, per una nota O.G.N. Due parole su questa esperienza.
Una delle esperienze più strane, pericolose e stimolanti della mia vita. In Africa ho capito che spesso le cose non sono come appaiono e talvolta anche chi crede di essere libero e privo di stereotipi ha sempre, dentro, qualcosa da sgretolare, da superare.
L’amore per la famiglia si sente in queste righe e ti chiedo: se uno dei tuoi figli da grandi volesse fare il poeta, senza un lavoro sicuro, cosa gli consiglieresti?
Dico sempre, tra il serio e il faceto, che mi auguro che i miei figli da grandi possano occuparsi di qualcosa di poco remunerativo ma molto stimolante: una professione per la testa e il cuore e non per l’inerzia del profitto, ma generalmente penso più alla matematica o alla fisica teorica anche se effettivamente mio figlio Tommaso promette bene ed è assieme la mia “musa” e il mio più caro collaboratore.
Se potessi viaggiare nel tempo e poter conversare con uno dei tuoi poeti preferiti chi sarebbe? Cosa gli chiederesti?
Indubbiamente Baudelaire e non vorrei chiedergli nulla di particolare se non abbracciarlo e ringraziarlo per il fuoco che acceso in me oramai più di trent’anni fa.
Con Progetto Cultura edizioni, in questi giorni è uscito il tuo primo libro: “DiStanze". Vuoi anticiparci qualcosa?
“DiStanze” fa parte della Collana: “Via Silla 96” realizzata da Progetto Cultura Edizioni. Ho trovato con questa casa editrice indipendente la “Corrispondenza” perfetta (per tornare a Baudelaire). La voglia sana di collaborare per regalare ai lettori qualcosa di sincero e ben fatto. Sono molto fiducioso nella riuscita di questo progetto.
Ogni volume tra l’altro è corredato da disegni originali e unici di un importante pittore della capitale: Stefano Zampieri e a me piace molto il connubio tra arti diverse. Uno degli esercizi di cui parlavo prima è proprio il distanziare i miei scritti da me stesso, dal mio ego straripante. Da qui il titolo.
L’intera collana sarà presentata il 6 dicembre a Roma nell’ ambito della fiera “Più Libri più liberi”.
La poesia è molto legata agli stati d’animo, al nostro mondo più ignoto, che rapporto hai con la spiritualità?
Credo che la poesia sia il mio modo quotidiano di conversare in intimità con la mia interiorità. Non credo sia terapeutica. Direi piuttosto magica, esoterica. I molti demoni che mi porto dentro assieme ai pochi santi dialogano con me grazie a ciò che scrivo.
E giungo alla mia ultima domanda, nelle tue poesie c’è un messaggio che vuoi lasciare ai tuoi lettori?
Non saprei. Non sta a me dirlo. Il messaggio è nella percezione soggettiva del lettore. Comunque per dare la giusta importanza ad una domanda posso fare un esempio: Immaginiamo la realtà come un’ enorme scacchiera con scacchi bianchi e neri. Ecco giocare con la poesia è danzare in equilibrio sulla linea ideale invisibile che corre tra gli scacchi bianchi e quelli neri.
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